Realtà virtuale

La realtà virtuale per la formazione è di casa a Bologna

Qualche giorno fa ho assistito ad un evento presso l’Interactive Digital Center di Eon Reality, recentemente aperto a Bologna dove, in una presentazione, abbiamo assistito al potenziale enorme di realtà virtuale e aumentata per la formazione e la sicurezza dei lavoratori.

Il Worklife Innovation Lab di Bologna
Il Worklife Innovation Lab di Bologna

L’occasione era particolarmente ghiotta perché, oltre ad ammirare storia, percorso e ultime novità in materia di realtà virtuale ed aumentata, sarebbe stato presente ad una tavola rotonda Donald Norman, indimenticato dirigente Apple, autore de “La caffettiera del masochista” e nume tutelare di usabilità, design, informatica.

La mission degli Interactive Digital Center che Eon reality è enunciata perfettamente nel sito: 

“Gli Interactive Digital Center (IDC) di Eon Reality sono centri regionali di realtà aumentata e virtuale, sviluppati per incrementare il trasferimento di conoscenze al territorio e far crescere l’economia dell’area. Sono la chiave della crescita della visione Human 2.0 di Eon Reality e potenziano la forza lavoro regionale per adattarsi al meglio alla distruption dei mercati e alla riduzione dei posti di lavoro. Gli IDC sviluppano anche applicazioni per bisogni territoriali specifici, adattando per area geografica contenuti di Eon già prodotti, e fanno crescere le nuove generazioni di specialisti di AR e VR attraverso la VR Innovation Academy” 

Mission degli IDC di Eon Reality

Oltre all’orgoglio emiliano di avere a pochi passi da casa un laboratorio di sperimentazioni e innovazione, la giornata mi ha lasciato qualche considerazione sparsa e importante, che riporto come bozze e appunti per approfondimenti successivi.

Da un lato c’è la dimostrazione che nel 2015 non ci sbagliavamo, che forse la tecnologia AVR (augmented & virtuali reality) è ancora un po’ acerba ma ci sono applicazioni importantissime.

Le reazioni del pubblico ai video immersivi realizzati per la Provincia di Ferrara

Eon ha concentrato la maggioranza dei suoi sforzi sull’uso dell’AVR per la formazione:

già usata in medicina, per mostrare in 3D e in modo collaborativo la fisiologia e in meccanica (ho visto una magnifica demo di una turbina con cui si può “giocare” mediante visore ed, eventualmente, tablet o controller), Eon ha creato una cosa che avevo immaginato, ma non avevo ancora visto in azione. Creator ARV è una sorta di CMS che consente di caricare i propri 3D e creare vere e proprie lezioni di e-learning sfruttando la potenza di realtà aumentata e virtuale. Onestamente una delle cose più significative e “grosse” in termini di sviluppo che abbia visto negli ultimi anni.

Per me, che sto a metà strada tra digitale e formazione, questi processi sono conseguenze naturali: formazione e informazioni suonano simili, e viaggiano affiancati. Il potenziale in termini di formazione (degli studenti, degli adulti, dei lavoratori, dei pensionati, di tutti) che le nuove tecnologie abilitano è sconvolgente, rivoluzionario. La prossima industria che dovrebbe subire una importante disruption, per il bene dei discenti, è proprio il sistema formativo nella sua totalità, con tutti i problemi che questo può portare.

Con questa presentazione ho aggiunto un tassello di conoscenza alle opportunità di formazione che una persona o un’azienda può mettere in campo, all’interno del proprio piano strategico formativo (ho partecipato anche ad una esperienza virtuale su una piattaforma petrolifera: una importantissima formazione che consente agli operatori di arrivare in piattaforma preparati e in piena sicurezza).

Norman, nel suo intervento, si è proprio focalizzato su quanto la AVR già possa fare per la formazione, cioè tanto, tantissimo.

Da ergonomo consumato (e quasi fondatore della disciplina in campo informatico e della machine-human interaction) Norman ha individuato con grandissima precisione la forza della tecnologia per quell’obiettivo, mentre si è dimostrato più scettico nel campo del gaming e dell’intrattenimento più in generale. Dal suo punto di vista, infatti, la motion sickness, quel fenomeno per il quale si avverte nausea quando esiste un conflitto tra ciò che percepiamo in VR (per esempio una brusca frenata in auto) e ciò che sente il nostro corpo (niente, nel caso dell’esperienza in realtà virtuale, molta accelerazione nel caso di una auto vera) è una barriera davvero molto importante per la gradevolezza dell’esperienza.

Unica nota personalmente stonata del pomeriggio: un intervento dal pubblico che rivendicava la superiorità della realtà. 

Nessuno mette in discussione la superiotà percettiva complessiva della realtà, ci mancherebbe, anche di fronte ad una tecnologia che ancora deve migliorare moltissimo in termini di materiali, costi, prestazioni, stabilità. Ma sembrava la classica reazione italiana di conservazione. I numeri dimostrano che, già oggi, l’utilizzo di dispositivi, software e processi di questo tipo in ambienti ad alto rischio, riducono sensibilmente gli infortuni sul lavoro, i blocchi macchina, le situazioni di pericolo. Di fronte al dato, l’intervenuto è rimasto scettico, continuando a sostenere la superiorità della realtà e la sua posizione, assolutamente legittima, ma che non condivido.

Il buon Donald un po’ perplesso passava ad altro, e a me, oggi, resta la sensazione di un paese spaccato in due, tra chi vuole guardare al futuro con il coraggio e la certezza che sarà migliore, e chi è spaventato e si nasconde pure davanti ai dati.

Ad ogni modo una giornata straordinariamente utile per capire le applicazioni reali dell’AVR: applicazioni che in campo business stanno già diventando centrali per i processi di formazione a distanza, di primo addestramento del personale e di monitoraggio collaborativo delle azioni in situazione di pericolo (e non).

Abbiamo un grande futuro davanti a noi e sono felice che un pezzo sia costruito nella nostra Emilia-Romagna.

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